Addio Massimo, ti ricorderò per la tua splendida figlia, del quale mi sono perdutamente innamorato da bambino, la 916.
Da sempre grande appassionato di moto e frequentatore di circuiti, nel
1971 Massimo Tamburini realizzò durante il suo tempo libero la sua prima
motocicletta costruendo una "special" sulla base di una MV Agusta 600
Turismo 4C 6 comprata di seconda mano, quando ancora la Bimota (di cui
era uno dei soci fondatori) era un'azienda che si occupava di
riscaldamento e climatizzazione.Il tecnico riminese sottopose la moto
originale, una pesante moto turistica, a profondi interventi su
ciclistica, meccanica ed estetica, realizzando una replica stradale
delle famose moto da Gran Premio con cui Giacomo Agostini trionfava,
ottenendo un netto miglioramento delle prestazioni anche rispetto alla
contemporanea MV Agusta 750 Sport 4C 75 e suscitando con questa sua
rielaborazione l'apprezzamento degli appassionati (tra cui anche Angelo
Bergamonti, che la provò in occasione di una visita a Cascina Costa di
Tamburini) e la disapprovazione del Conte Domenico Agusta, che non amava
tali interventi sulle sue creature.Tamburini cedette la sua "special"
qualche tempo dopo la sua costruzione ad un conoscente di Modena e
l'anno successivo ottenne ancora maggiori apprezzamenti per la sua
"special" su base Honda CB 750 Four, che lo spinsero a fondare la Bimota
Meccanica con il socio Morri (Bianchi, l'altro loro socio nella Bimota,
decise di non partecipare a tale "ramo d'azienda") iniziando così a
costruire una piccola serie di repliche della moto oramai conosciuta
come Bimota HB1 e in seguito telai per moto da corsa che impiegavano
motori giapponesi ed italiani, passando dopo a realizzare anche moto per
uso stradale.
Negli anni '80 diventa direttore tecnico nelle
corse con il Team Gallina. Nel 1985 viene ingaggiato dai fratelli
Castiglioni per lavorare alla Cagiva, realizzando subito la Paso, una
moto avveniristica che rompeva col passato e che sottolineava il
passaggio di Ducati alla nuova gestione del gruppo Cagiva.
Successivamente disegna le parti meccaniche e/o grafiche di moto che
hanno vinto diversi titoli del mondiale superbike come la Ducati 851, la
Ducati 888 e le Ducati 916/996.Si è occupato anche di cilindrate minori
per Cagiva, dove ha infatti progettato la: Freccia C9, Freccia C10,
Freccia C12 e Mito.
A metà anni '90, con la cessione di Ducati
ad una fondo d'investimento statunitense, Claudio Castiglioni optò per
il rilancio del marchio MV Agusta. La moto che stava per nascere in quel
periodo dalla matita di Tamburini, che era quasi pronta con il marchio
Cagiva, fu rivista pesantemente. Si passò al telaio a traliccio e fu
presentata in veste definitiva nel 1997 l'F4. Sulla base dell'F4 creò
una naked, la MV Agusta Brutale.Nel dicembre 2008, con l'acquisizione
del gruppo da parte di Harley-Davidson, Tamburini comunicò di aver dato
le dimissioni dal ruolo di amministratore delegato della Centro Ricerche
Cagiva, lasciando così la società. È molto probabile che il motivo
principale sia da ricercarsi nella diversità di approccio ai progetti
che ha sempre contraddistinto i capolavori di Massimo Tamburini. La
nuova proprietà Harley-Davidson in una politica di risanamento economico
aziendale e di crisi economica mondiale ha pianificato una strategia
aziendale nella quale Massimo Tamburini, abituato ad una metodo di
lavoro teso all'eccellenza, alla qualità assoluta e alla ricerca della
perfezione sin nel più piccolo dettaglio a volte anche a scapito delle
tempistiche di realizzazione, non si è riconosciuto. Gli accordi presi
con MV Agusta impediscono per contratto a Tamburini di poter collaborare
con altre case motociclistiche fino al 2010.
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